DOSAGGIO FARMACI

DOSAGGIO FARMACI

Comunicazione per gli utenti

Si rende noto che il CENTRO ANALISI PASTEUR  S.r.l. ha acquisito la tecnologia avanzata per il dosaggio terapeutico dei farmaci:

  • INFLIXIMAB
  • ADALIMUMAB
  • TRASTUZUMAB
  • BEVACIZUMAB
  • Anti-INFLIXIMAB Totale
  • Anti-INFLIXIMAB Libero
  • Anti-ADALIMUMAB Libero
  • Anti-GOLIMUMAB Libero
  • Anti-TRASTUZUMAB Libero

INFORMAZIONI CLINICHE

INFLIXIMAB: è un anticorpo monoclonale umano-murino chimerico IgG1 prodotto in cellule di ibridoma murino con tecnologia DNA ricombinante.

  1. Indicazioni terapeutiche: Artrite reumatoide

Remicade, in associazione con metotrexato, è indicato per la riduzione dei segni e dei sintomi e il miglioramento della funzione fisica in:

 · pazienti adulti con malattia in fase attiva quando la risposta ai medicinali anti-reumatici che modificano la malattia (DMARDs disease-modifying anti-rheumatic drugs), incluso il metotrexato, sia stata inadeguata.

 · pazienti adulti con malattia severa, in fase attiva e progressiva non trattata precedentemente con metotrexato o altri DMARDs. In questa popolazione di pazienti è stato dimostrato, mediante valutazione radiografica, una riduzione del tasso di progressione del danno articolare;

  • Malattia di Crohn

 negli adulti Remicade è indicato per:

· il trattamento della malattia di Crohn in fase attiva, di grado da moderato a severo, in pazienti adulti che non abbiano risposto nonostante un trattamento completo ed adeguato con corticosteroidi e/o immunosoppressori; o in pazienti che non tollerano o che presentano controindicazioni mediche per le suddette terapie.

· il trattamento della malattia di Crohn fistolizzante in fase attiva, in pazienti adulti che non abbiano risposto nonostante un ciclo di terapia completo ed adeguato con trattamento convenzionale (inclusi antibiotici, drenaggio e terapia immunosoppressiva).

  • Malattia di Crohn nei bambini

Remicade è indicato per il trattamento della malattia di Crohn in fase attiva severa, nei bambini e negli adolescenti di età compresa tra 6 e 17 anni che non hanno risposto alla terapia convenzionale con un corticosteroide, un immunomodulatore e una primaria terapia nutrizionale o in pazienti che non tollerano o che presentano controindicazioni per le suddette terapie. Remicade è indicato per il trattamento della colite ulcerosa in fase attiva, di grado da moderato a severo, in pazienti adulti che non hanno risposto in modo adeguato alla terapia convenzionale inclusi 3 corticosteroidi e 6-mercaptopurina (6-MP) o azatioprina (AZA), o che risultano intolleranti o per cui esista una controindicazione medica a queste terapie.

  • Colite ulcerosa pediatrica

Remicade è indicato per il trattamento della colite ulcerosa in fase attiva di grado severo, in bambini e adolescenti da 6 a 17 anni di età, che non hanno risposto in modo adeguato alla terapia convenzionale inclusi corticosteroidi e 6-MP o AZA, o che risultano intolleranti o per cui esista una controindicazione medica a queste terapie.

  • Spondilite anchilosante

Remicade è indicato per il trattamento della spondilite anchilosante severa in fase attiva in pazienti adulti che non hanno risposto in modo adeguato alle terapie convenzionali.

  1. Artrite psoriasica

Remicade è indicato per il trattamento dell’artrite psoriasica attiva e progressiva in pazienti adulti qualora sia stata inadeguata la risposta a precedenti trattamenti con DMARD. Remicade deve essere somministrato:

· in associazione con metotrexato

· o singolarmente in pazienti che risultano intolleranti al metotrexato o per i quali esso sia controindicato Remicade ha mostrato di migliorare la funzione fisica in pazienti con artrite psoriasica e di ridurre il tasso di progressione del danno alle articolazioni periferiche, misurato con i raggi X in pazienti con sottotipi simmetrici poliarticolari della malattia;

  • Psoriasi

Remicade è indicato per il trattamento della psoriasi a placche di grado da moderato a severo nei pazienti adulti che non hanno risposto o per i quali siano controindicati o che sono risultati intolleranti ad altri trattamenti sistemici inclusi la ciclosporina, il metotrexato o PUVA

ADALIMUMAB: appartiene alla categoria farmacologica degli "anticorpi monoclonali", cioè anticorpo (un tipo di proteina) concepito per riconoscere e legarsi a una struttura specifica (detta antigene) presente nell’organismo. 

Adalimumab è stato concepito per legarsi a un messaggero chimico presente nell’organismo, denominato fattore di necrosi tumorale (TNF). Questo messaggero contribuisce a causare l’infiammazione e si trova in concentrazioni elevate in pazienti affetti dalle malattie trattate con Humira

Bloccando il TNF, adalimumab riduce l’infiammazione e altri sintomi di tali malattie.

Esso è disponibile in soluzione iniettabile in siringhe o penne preriempite e in flaconcini, indicati soltanto nei bambini, tutti contenenti 40 mg di adalimumab. Adalimumab viene usato, da solo o in combinazione con altri farmaci, per il trattamento:

  • trattamento di adulti affetti da artrite reumatoide attiva,
  • artrite idiopatica giovanile poliarticolare,
  • adulti affetti da artrite psoriasica attiva e progressiva,
  • adulti affetti da spondiloartrite assiale,
  • adulti affetti da malattia di Crohn da moderatamente a gravemente attiva,
  • bambini e adolescenti di età tra i 6 e i 17 anni affetti da malattia di Crohn gravemente attiva,
  • adulti affetti da psoriasi,
  • adulti affetti da colite ulcerosa da moderatamente a gravemente attiva.

TRASTUZUMAB: è un anticorpo monoclonale che ha migliorato la prognosi dei tumori della mammella HER2-positivi, passati così da essere una delle forme più aggressive ad essere curabili. Nelle persone colpite da questo tipo di tumori vengono prodotte grandi quantità della proteina HER2, presente sulla superficie delle cellule tumorali, in grado di stimolare la loro moltiplicazione. Trastuzumab è indicato nel trattamento dei tumori al seno proprio perché si lega alla proteina HER2 e contrasta la crescita delle cellule maligne. La terapia, seppur innovativa, non è tuttavia priva di effetti collaterali, in particolare a livello di tossicità cardiaca e nel caso di associazione a regimi di chemioterapici con antracicline.

Quella degli HER2-positivi è una delle tre principali tipologie di cancro al seno (insieme a tumori con espressione dei recettori per estrogeno/progesterone e tumori triplo negativi) ed è caratterizzata dalla sovraespressione del recettore di una tirosin-chinasi (HER2, per l’appunto) che porta a una proliferazione patologica delle cellule e, alla fine, allo sviluppo del tumore.

A causa della sua notevole aggressività, fino agli anni novanta questo tipo di cancro era foriero di prognosi davvero sfavorevoli. Negli ultimi decenni sono stati però compiuti notevoli passi in avanti: innanzitutto con la creazione, nel 1992, dell’anticorpo monoclonale Trastuzumab (Herceptin® il nome commerciale, approvato nel 1997), seguito da altre molecole come il Pertuzumab (un altro anticorpo) e inibitori delle chinasi come il Lapatinib e il Neratinib. Qualche anno fa è poi entrato in scena il Trastuzumab-Emtansine (T-DM1® il nome commerciale), un farmaco risultante dalla coniugazione di Trastuzumab con la tossina chemioterapica Emtansine, così da veicolare la chemioterapia direttamente all’interno delle cellule tumorali. Trastuzumab-Emtansine è stato il primo ADC (anticorpo monoclonale farmaco-coniugato) approvato da FDA come standard di cura del tumore al seno HER2-positivo in fase avanzata.

Sebbene Trastuzumab e gli altri farmaci abbiano rappresentato un balzo in avanti rispetto all’era precedente, e Trastuzumab-Emtansine un ulteriore passo verso terapie mirate sempre più efficaci e con minori effetti collaterali, la prognosi per il cancro al seno HER2-positivo in fase avanzata rimane critica. Uno studio presentato di recente apre però nuove speranze e, anzi, le concretizza con dati di rilevanza tale da creare vero e proprio scalpore nonché la sensazione che, questa volta, il passo in avanti sia di portata davvero storica.

A settembre 2021, nel contesto dell’annuale Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO 2021), sono stati presentati i risultati dello studio head-to-head di fase 3 DESTINY-Breast03 su 524 pazienti nel contesto patologico sopra delineato. Lo studio ha comparato l’efficacia di Trastuzumab-Emtansine, attuale standard di cura, con l’efficacia di un altro anticorpo monoclonale coniugato, Trastuzumab-Deruxtecan.

BEVACIZUMAB: è un anticorpo monoclonale. Agisce contrastando la formazione e la crescita di nuovi vasi sanguigni nelle masse tumorali bloccando l'attività del fattore di crescita delle cellule endoteliali vascolari (VEGF). In questo modo aiuta a rallentare crescita e diffusione dei tumori.

Gli effetti collaterali degli anticorpi monoclinali sono differenti rispetto agli effetti collaterali tradizionali dei chemioterapici. Questa classe di molecole agisce contro i tumori in modo più selettivo rispetto alla chemioterapia, in quanto riconosce alcune proteine che si trovano sulla parete delle cellule tumorali; siccome queste proteine (ma non solo di proteine si tratta) si trovano solo in piccola parte anche sulle cellule sane, ne risulta che l’azione sia mirata verso le cellule tumorali. Queste sostanze possono uccidere le cellule tumorali o solamente impedire che si sviluppino. Le reazioni alla terapia variano da individuo a individuo: alcuni pazienti accusano pochissimi effetti collaterali, altri, invece, devono sopportare conseguenze più pesanti. Non necessariamente gli effetti collaterali descritti colpiranno tutti coloro che si sottopongono al trattamento. E’ opportuno sapere che gli effetti collaterali possono essere diversi se il trattamento è effettuato, anziché con questo solo farmaco, in associazione con farmaci chemioterapici. Questo farmaco può provocare astenia, ossia sensazione di fatica, e anoressia, ossia diminuzione dell’appetito; entrambe possono insorgere in forma lieve o anche in forma severa. L’astenia può essere legata all’anemia; è sempre consigliabile discuterne con l’oncologo. E’ necessario comunicare ai medici qualunque effetto collaterale insorga nel periodo della terapia. Si prendono qua in considerazione gli effetti collaterali più comuni e anche i meno frequenti. Sono stati, invece, tralasciati gli effetti collaterali molto rari, ossia quelli che molto difficilmente si presenteranno.

EFFETTI COLLATERALI COMUNI: Ipertensione arteriosa. I sintomi più comuni sono la cefalea, il sanguinamento dal naso, le vertigini, un certo senso di testa confusa.

Stitichezza. Di solito giova bere molto, seguire una dieta ricca di fibre e svolgere un’attività fisica leggera. A volte si può fare ricorso ai lassativi.  Si possono manifestare episodi di tipo trombotico e di tipo anginoso.

Modificazioni dell’attività cardiaca. Si possono accusare dolori al torace, difficoltà di respiro, gonfiore alle caviglie, come per ritenzione di liquidi

Temporanea riduzione della produzione di cellule ematiche da parte del midollo osseo. E’ un evento decisamente più modesto rispetto alla chemioterapia. La diminuzione dei globuli rossi provoca diminuzione della emoglobina e quindi anemia, che si manifesta principalmente con sensazione di spossatezza fisica; la diminuzione dei globuli bianchi facilita l’insorgere di infezioni, il cui segno è la febbre, di solito con brivido; la diminuzione delle piastrine provoca ecchimosi, ossia lividi, o emorragie. La ridotta funzionalità del midollo osseo può manifestarsi alcune settimane dopo l’inizio della terapia, e tende a restare stabile e modesta. Associando anche i farmaci chemioterapici, le probabilità di andare incontro a diminuzione dei globuli è più alta. Si viene sottoposti a esami periodici del sangue per controllare la funzionalità del midollo osseo. Qualora si verifichi una netta diminuzione del conteggio delle cellule ematiche, la somministrazione del farmaco può venire rinviata di alcuni giorni per permettere il recupero della funzionalità del midollo osseo. Se la temperatura sale oltre 38° C o se insorgono ecchimosi o emorragie senza apparente motivo, è necessario consultare l’oncologo o l’ospedale. Alterazione della funzione renale. Si manifesta con l’aumento di valore della creatinina; di solito l’aumento è lieve e transitorio, e la funzione renale non risulta danneggiata.

EFFETTI COLLATERALI MENO FREQUENTI Perforazione intestinale. Si sono verificati, in pazienti il cui tumore non era stato asportato, episodi di perforazione intestinale, legati alla rapida diminuzione di volume del tumore. Si manifestano con dolore e sanguinamento intestinale. Se insorge, è necessario recarsi rapidamente in ospedale. Sintomi simil-influenzali. Comprendono febbre, brividi. Possono insorgere a distanza di molte ore dalla somministrazione di bleomicina, ma non durano a lungo. Può essere utile assumere un anti-infiammatorio, tipo tachipirina.  Diarrea. Se si presenta, è in forma lieve, una-due scariche al giorno; raramente è severa; può essere controllata facilmente con i comuni farmaci antidiarroici. In ogni caso, è necessario bere molto per reintegrare i liquidi perduti. Spossatezza. Si tratta di un effetto collaterale molto comune, in particolare verso la conclusione del ciclo. È molto importante cercare di riposare il più possibile. Potrebbe essere dovuto, almeno in parte, alla anemia. Nausea e vomito. Nonostante questo non sia un farmaco chemioterapico tradizionale, questi sintomi possono insorgere ugualmente, e durare anche per alcuni giorni. Di solito la nausea è di intensità modesta, ed è sufficiente assumere un antiemetico. Il vomito è raro. Per chi riceve questo farmaco in associazione alla chemioterapia, le probabilità di accusare questi sintomi è decisamente più alta. Dolore o ulcere del cavo orale, con o senza modeste alterazioni del gusto. Durante il trattamento, è possibile avvertire una sensazione di dolore alla bocca, che potrebbe essere particolarmente secca, e anche notare la presenza di piccole ulcere. Per prevenire questo effetto collaterale, è importante assumere molti liquidi ed eseguire una regolare pulizia dei denti con uno spazzolino morbido. Le eventuali alterazioni del gusto scompariranno al termine della terapia. Dolore nella parte del corpo dove si trova il tumore. Saltuariamente può venire avvertito dolore nella sede del tumore; talvolta può essere utile l’assunzione di analgesici.

Anti-GOLIMUMAB Libero: Gli inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF) sono anticorpi monoclonali (Mab) sintetici impiegati a scopo terapeutico. Essi prevengono il legame del TNF con i recettori specifici, impedendone l’attività biologica. La terapia con inibitori del TNF viene utilizzata nel trattamento di malattie autoimmuni, quali Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI) ed artrite reumatoide.

Il fattore di necrosi tumorale (in passato noto come fattore di necrosi tumorale alfa) è una proteina appartenente al sistema immunitario; quando, in seguito ad esposizione a elementi “non-self” come batteri o virus, si innesca una risposta immunitaria, il TNF induce infiammazione e febbre. L'infiammazione svolge un importante ruolo nel processo di guarigione da una lesione o un'infezione. Nei soggetti sani la risposta immunitaria è finemente regolata, per prevenire che l'infiammazione diventi eccessiva.

In presenza di patologie autoimmuni il sistema immunitario non riesce a discriminare tra elementi “self” e “non-self” e produce anticorpi diretti contro le cellule e i tessuti dell’organismo di appartenenza. L'azione degli autoanticorpi scatena delle risposte infiammatorie inappropriate, portando alla comparsa improvvisa di segni e sintomi caratteristici, che si risolvono spontaneamente. Le complicanze associate alle patologie autoimmuni, quali danneggiamento e/o disfunzione d’organo graduale e/o permanente, possono essere anche molto serie e richiedere un ricovero immediato. 

Generalmente, il TNF risulta elevato in corso di patologie infiammatorie autoimmuni, quali MICI ed artrite reumatoide. Il TNF promuove lo stato infiammatorio, il quale può aumentare la gravità, le complicanze e le lesioni associate alle malattie autoimmuni. Pertanto, il TNF può essere utilizzato come bersaglio per le terapie farmacologiche impiegate nel trattamento di tali patologie.

La terapia con inibitori del TNF viene prescritta per diminuire l'infiammazione e favorire il processo di guarigione dei tessuti danneggiati. Inoltre, consente di attenuare i sintomi, prevenire eventuali complicanze ed incentivare la remissione della patologia autoimmune. Gli inibitori del TNF vengono utilizzati principalmente in pazienti con patologie infiammatorie autoimmuni attive che manifestano sintomi da moderati a gravi e che non rispondono efficacemente ad altri trattamenti. Solitamente, tale terapia prevede la somministrazione di una serie iniziale di infusioni endovena o di iniezioni sottocutanee, seguite da ulteriori somministrazioni periodiche ad intervalli di una/due settimane.

Gli inibitori del TNF possono essere utilizzati per trattare le seguenti condizioni:

  • MICI (le più comuni sono la malattia di Crohn e la colite ulcerosa)
  • Artrite reumatoide
  • Artrite psoriasica
  • Spondilite anchilosante
  • Psoriasi a placche (Psoriasis Vulgaris) 

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